L’internazionalizzazione è un percorso che porta l’azienda a crescere fuori dal mercato in cui è nata e opera abitualmente. Si tratta quindi di un’espansione progressiva, man mano che il processo continua, all’esterno dei confini tradizionali.

Ma riuscire in questo sviluppo all’estero comporta un adeguamento dell’attività e dei mezzi rispetto alle esigenze del paese target. Non è detto che il prodotto che la nostra azienda vende in Italia, sia appetibile così com’è nel mercato dove vogliamo crescere. Non è detto che il packaging utilizzato in Italia abbia i requisiti richiesti nel paese in questione. Non è detto che il modo usuale di promuovere e commercializzare il prodotto, dia risultati là dove sussiste una cultura della vendita diversa. Non è detto che le certificazioni attualmente in possesso siano valide anche nel paese obiettivo.

Per andare all’estero dobbiamo gioco forza accostumarci ad una realtà diversa e focalizzarci sul ‘luogo’: localizzarci significa guardare al mercato non più con i nostri occhiali, ma con quelli che servono per vedere le esigenze di quella diversa realtà.

A tutti questi ‘non è detto che’ bisogna dare delle risposte certe PRIMA di intraprendere il passaggio all’estero. Non dopo e neanche durante. Per una Micro o Piccola azienda, scoprire in corso d’opera di aver sbagliato il tiro, potrebbe compromettere tutta l’operazione, l’investimento fatto in termini di risorse umane e finanziarie, con conseguenze pesanti.

Per questo è fondamentale farsi aiutare da un Consulente esperto in materia di export, import e internazionalizzazione, come l’EXIM Manager: per definire una pianificazione delle attività che sia sostenibile, misurabile, coerente e di quindi vincente nel mercato estero, evitando di commettere errori quando è troppo tardi.

Anche di questo si è parlato nella mia docenza di ieri all’interno del corso “Exim Manager, il Corso per la certificazione UNI 11823” organizzato da Forma Terziario con la collaborazione di SACE.